Giovanni Fattori
è stato il più grande interprete di questa corrente artistica fiorentina i cui
membri venivano chiamati Macchiaoli.
Questo termine venne coniato nel 1862 da un giornalista che descrisse così sulla
“Gazzetta del Popolo”, e con un senso piuttosto denigratorio, i pittori che dal
1855 si riunivano al Caffè Michelangelo,
attorno al critico Diego Martelli e che avevano dato origine ad un rinnovamento
dell’arte in chiave antiaccademica. Questi signori oggetto della definizione ne
rimasero entusiasti perché il termine ben rappresentava il loro modo di
dipingere: infatti rappresentavano un’immagine attraverso macchie di colore e
di luce per rendere in maniera più evidente anche l’impressione che avevano ricavato
da quella visone dal vero. I Macchiaoli infatti adorano dipingere all’aria
aperta e rigorosamente dal vero, per questo i loro soggetti preferiti sono
paesaggi. I principali artisti, insieme a molti altri, appartenenti a questo
genere pittorico sono: Telemaco Signorini, Silvestro Lega, Vincenzo Cabianca,
ma soprattutto Giovanni Fattori.
Giovanni Fattori nacque a Livorno nel 1825 e nonostante la sua popolarità
conosciamo poco della sua vita. Una volta arrivato a Firenze entrò in contatto
con gli altri artisti al Caffè Michelangelo e diventò allievo di Giuseppe Bezzuoli, oltre che seguire la scuola di nudo dell’Accademia di
Belle Arti, esercitandosi sui modelli antichi, ma iniziando anche a
confrontarsi con modelli dal vero e avviandosi sulla strada delle
sperimentazioni cromatiche e formali. Partecipò attivamente alle battaglie
risorgimentali per conquistare l’Unità d’Italia, così che questa esperienza
influenzerà anche la sua produzione artistica, sostituendo ai temi storici
medievali, così diffusi tra i pittori Romantici, soggetti militari di storia
contemporanea. Inoltre rimarrà sempre molto legato alla sua terra per questo
tra i suoi temi ricorrenti ci sono anche i paesaggi della Maremma, con molta
attenzione al mondo rurale. Oggi è considerato uno dei membri più autorevoli
dei Macchiaoli, ma ai suoi tempi era ritenuto rivoluzionario e poco credibile,
quindi non visse mai serenamente la sua vita.
Tra le sue opere più celebri c’è sicuramente Il campo italiano dopo la battaglia di
Magenta ( che si trova alla Galleria
d’arte moderna di Firenze), con cui nel 1860 Fattori vinse il primo premio
al concorso Ricasoli per il tema di storia contemporanea. Tuttavia la
commissione, quando l’artista presentò loro il bozzetto dell’opera, suggerì
alcune migliorie da poter fare: secondo i giurati infatti il pittore doveva
mettere nell’opera definitiva maggiore attenzione alla descrizione del carro
dove sono le suore con i feriti e soprattutto doveva rispecchiare in maniera
più verosimile il paesaggio sullo sfondo. Fattori accolse quelle osservazioni
tanto da recarsi a Magenta, nella pianura tra Piemonte e Lombardia, per
conoscere dal vero i luoghi in cui quella battaglia fu combattuta e riportando
a casa una serie cospicua di disegni che gli consentirono di realizzare
nell’opera finale uno sfondo fedele a quei luoghi. La particolarità della sua
opera è che non mette in luce l’eroismo dei soldati durante il combattimento,
ma lascia intravedere l’umanità semplice e la sfinitezza di coloro che sono
rimasti. Il soggetto dell’opera diventa quindi il “dietro le quinte della
battaglia”, quando il combattimento si è concluso, gli eroi hanno fatto il loro
dovere e le luci dei riflettori si sono spente, le suore arrivano sul campo a
riprendere i feriti e coloro che hanno bisogno d’aiuto, dando così all’opera un
tono molto sentimentale.
Per saperne di più su questo incredibile dipinto, su Fattori
e sui Macchiaioli in generale vieni alla visita alla Galleria d’arte Moderna
che si terrà Sabato 4 Dicembre 2016 ore
15:00. Vi aspettiamo!
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