lunedì 17 settembre 2018

La Florentia Romana, il Foro romano e la Scuola. Dedicato agli studenti


Come sappiamo bene, Firenze è una città molto antica fondata dai Romani nel I secolo a.C., indicativamente tra il 15 ed il 30 a.C.
Dopo essere arrivati a Fiesole sulle tracce di Catilina, i Romani videro la grande palude a ridosso dell’Arno e, dato che erano alla ricerca di nuove terre da dare ai vecchi legionari di guerra in pensione (a seguito de la Lex Iulia voluta da Giulio Cesare), bonificarono il territorio e costruirono una nuova colonia: Florentia.
Realizzata sul modello del castrum, l’accampamento militare romano, la città aveva la tipica forma di un quadrilatero, protetta da mura turrite e suddivisa all’interno in tante insulae (isolati) create dal fitto intreccio dei cardi e decumani minori (a Firenze esistevano sette cardi e sei decumani).
C’erano poi il cardo maximus ed il decumano maximus, le due strade principali che dividevano la città in quattro parti uguali e che si incontravano esattamente al centro della città. Intorno a quest’importante incrocio si sviluppava il foro romano, che era il cuore pulsante di ogni città romana e che, nell’attuale arredo urbanistico, corrisponde alla centralissima Piazza della Repubblica.
Il foro di Florentia era il centro della vita pubblica cittadina: ospitava un mercato e i principali edifici pubblici e religiosi, come il Tempio Capitolino (così chiamato perché dedicato alla triade capitolina, ossia le tre divinità più importanti dell’antica Roma: Giove, Giunone e Minerva) o il tribunale decorato con statue che rappresentavano magistrati ed imperatori.


Intorno alla piazza si trovavano dei portici, un po’ come oggi, che servivano come luoghi d’incontro per le persone, ma soprattutto servivano ai maestri per svolgere le loro lezioni. Infatti, a differenza di come siamo abituati oggi, non esisteva un edifico chiamato “scuola”, bensì gli alunni si incontravano col maestro e insieme cercavano un luogo adeguato in cui svolgere le lezioni quotidiane.

Ovviamente i portici rappresentavano il luogo ideale soprattutto nelle giornate di pioggia o quelle particolarmente assolate. Molto spesso anche le persone che passavano casualmente di lì si appoggiavano alle colonne ad ascoltare il maestro per origliare e provare ad imparare qualche concetto di base. L’istruzione primaria dell’epoca (indirizzata soprattutto ai bambini maschi) era abbastanza basica, ma oltre a leggere, scrivere e contare si facevano imparare a memoria agli alunni anche le leggi che regolavano la vita dell’epoca. Ogni bambino aveva con sé una tavoletta di legno ricoperta di cera su cui si esercitavano a scrivere incidendo la cera con un pennino (stilo) di bronzo.
Quando invece ci si doveva esercitare nella lettura, sotto i portici del foro si alzava un gran brusio perché all’epoca si leggeva sempre a voce alta. 
Pochi erano poi quelli che decidevano di continuare gli studi, perché la maggior parte dei bambini, una volta imparate queste nozioni fondamentali, doveva lavorare per sopperire ai bisogni della famiglia. I fortunati che continuavano, a partire dai 12 anni, iniziavano allora a studiare materie più complesse come grammatica, letteratura latina e greca e la retorica, cioè l’arte di parlare in pubblico. Questi studi avanzati non si svolgevano più per la strada, ma nelle case degli studenti diventando quindi delle lezioni private.


Articolo a cura di Lavinia Franceschi
www.artmidefirenze.com

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